La gente di oggi non fa che dire che ha bisogno di esotismo, che sogna di spostarsi lontano dalle città, via da tutto e da tutti, che se potesse oh se solo potesse se ne andrebbe in campagna o su un’isola remota, ma dopo un numero di ore tutto sommato contenuto o anche solo alla minima contrarietà, in quelle città non vede l’ora di far ritorno, per ritrovare finalmente la banda larga, le sedute di depilazione laser, il pesce crudo abbattuto dei ristoranti e tutto quello che spergiurava di voler abbandonare.
Tom, a tutto interessato e a tutto indifferente
Thomas Edwards è un architetto italo-inglese, di buona famiglia, fidanzato con la chef Ottie Davis: la sua vita sembra non avere niente di sbagliato o fuori dal comune.
Ancora sofferente per un amore di anni ormai andati, quello per Sophie, Tom è un uomo a tutto interessato e a tutto indifferente, e la sua visione delle cose, i suoi veri sentimenti, vengono messi a tacere al fine di continuare a condurre una vita normale, degna.
Dalla realtà al sogno
E da quando in qua la vita che immaginiamo di avere è quella in cui poi finiamo per svegliarci davvero?
Ma la normalità della sua esistenza e di quella della sua fidanzata vengono però stravolte da una notizia: Thomas ha ereditato da uno zio di cui a stento ricordava l’esistenza, un albergo – l’Hotel Zelda – in un’isola del Sud Italia (probabilmente in Sicilia, l’autrice è volutamente molto vaga al riguardo) e con esso una sorgente di acqua minerale e una piantagione di baobab nani.
Tom, Ottie e il figlio Martin si ritrovano dunque catapultati in una realtà onirica, surreale, totalmente opposta a quella urbana a cui erano abituati. E i personaggi che la abitano sono altrettanto pittoreschi: c’è il gestore dell’albergo con la sua indolenza; uno scrittore in pensione alla ricerca di ispirazione per le sue opere; una biologa triestina al settimo mese di gravidanza che appare timida e indifesa, capace di suscitare in Tom un certo sentimento di affetto; una prostituta un po’ in là con gli anni, sempre ottimista e in grado di impartire lezioni di vita.
“Il mondo non sapeva cosa farsene, ma isole e dettagli esistevano ogni giorno”
In questo luogo così straordinario eppure così normale, l’atmosfera sembra quasi dissolversi, il tempo sembra dilatarsi, e ci si trova di fronte a una narrazione che, seppure apparentemente statica, riesce a travolgere e a portare via con sé il lettore in un mondo altro, quasi come ci si trovasse in un sogno.
Gli strani eventi da cui Tom e gli altri abitanti dell’isola verranno coinvolti non fanno che avvicinare tra loro personaggi molto diversi, portarli a riflettere, a esprimere sentimenti fino ad allora taciuti.
Perché la realtà di un’isola è pur sempre diversa, separata da quella del resto, e ogni evento ha il proprio peso sulla vita di chi la abita. E in un posto così, lontano dal mondo e forse dalla vita stessa, oltre agli eventi, anche gli oggetti sembrano assumere un’importanza particolare: questi infatti, oltre a svolgere il proprio ruolo “materiale”, sembrano trovarsi in quel posto per uno scopo ben preciso, quello di rievocare immagini del passato, spostando quindi l’attenzione di chi li osserva, di chi li tocca, dall’esterno all’interno.
Un’isola, una luce
Cosa pensavamo di dimenticare davvero, se passavamo la vita a ricordare? Cosa ci ostinavamo a voler salvare, se poi smarrivamo tutto?
Lux, la luce, è quella che illumina il mondo, le cose, le persone. Che mette in risalto la loro interiorità, oltre che lo strato più superficiale. Che ci fa vedere cose altrimenti rimaste ignorate, che ci fa aprire gli occhi.
Ed è quanto accade nel romanzo d’esordio di Eleonora Marangoni, candidato al Premio Strega 2019. Il suo romanzo più che seguire una traiettoria sembra costruito in modo di farne incrociare tante, la cui caratteristica comune è proprio la necessità di una luce, che ne illumini dettagli all’apparenza vani, che ne scopra il fine ultimo, che li devii in qualche modo dall’oscura realtà.
Dalla scrittura elegante e ricercata – che personalmente è una delle cose che ho amato di più – dalla narrazione scorrevole anche se in più tratti descrittiva,Lux ha quel potere di travolgere chi lo legge senza che nemmeno se ne accorga, di trasportarlo lentamente, dolcemente, fino all’ultima pagina lasciando, a modo suo, un senso di calma e di appagamento.