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Il racconto dell’ancella – Margaret Atwood

Mi si può biasimare se desidero un vero corpo, da stringere con le mie braccia? Senza di esso anch’io sono incorporea. Posso ascoltare i battiti del mio cuore, contro le molle del letto, posso accarezzarmi, sotto le lenzuola bianche, secche, al buio, ma anch’io, se faccio scorrere una mano su di me, mi sento secca e bianca, dura, granulosa come un piatto di riso asciutto, come la neve. È una sensazione di morte, di abbandono. Sono come una stanza dove un tempo accadevano delle cose e adesso non accade nulla, tranne il polline delle gramigne che crescono là, fuori dalla finestra, e che viene soffiato all’interno come polvere sul pavimento. Ecco quel che credo.

Il racconto dell’Ancella – Margaret Atwood
Ponte alle Grazie Edizioni

La Repubblica di Galaad…

Il racconto dell’ancella è un romanzo distopico, ambientato in un futuro in cui, con l’inquinamento delle radiazioni atomiche, il regime totalitario insediatosi negli Stati Uniti – e, in particolare, nella neonata Repubblica di Galaad (o Gilead) – ha condannato le donne per uno dei loro doni più grandi: quello della fertilità.

…e i suoi rigidi schemi

L’autrice Margaret Atwood ci regala, attraverso questa storia, un’immagine distorta di quel che potremmo esser destinati a diventare – una società in cui ognuno occupa il suo ruolo: i Comandanti, le Mogli e le rispettive Ancelle, donne fertili costrette a servire la “famiglia” del proprio utero, del proprio corpo, della propria femminilità.

E ancora: le Zie, dall’incarico di far rispettare le regole attraverso lavaggi del cervello quotidiani e le cosiddette “Rigenerazioni”, ovvero le punizioni inflitte a coloro che non hanno portato rispetto al volere di Dio, perché è a lui che bisogna obbedire, è la sua parola che bisogna ascoltare; gli Occhi, equivalenti ai membri dei servizi segreti; le Marte e i Custodi, servi di basso ceto sociale privati del diritto di avere rapporti con l’altro sesso…

Da questa società spietata, che toglie la libertà di parola, che è basata su una morale perversa e sulla coercizione, impossibile sembra fuggire, e impossibile sembra anche vivere: le punizioni sono crudeli, inumane: percosse, mutilazioni, morte.

La condanna a morte per impiccaggione lascia quei corpi penzolanti davanti al Muro, con lo scopo di portare alla riflessione e al pentimento chiunque abbia anche solo osato pensare di ribellarsi al regime; ma vi è una condanna ancora più grande, quella della spedizione nelle Colonie: in quel territorio devastato, cioè, dai detriti nucleari, a lavorare tutto il giorno e attendere, inesorabilmente, la morte.

Prima June, poi Difred

La protagonista della vicenda è June, giovane donna strappata alla sua famiglia per diventare l’Ancella della famiglia Waterford e assumere il nome di Difred, ovvero “che appartiene a Fred”, il suo Comandante.

È attraverso i suoi pensieri che veniamo a conoscenza dei fatti, di quel che era prima l’America e di quel che è diventato dopo. Non sono pochi, infatti, i flashback all’interno della narrazione: la mente e la voce di June – o Difred – tornano spesso ai giorni in cui viveva con suo marito, sua figlia, aveva un lavoro. Era libera.

Esiste più di un genere di libertà, diceva Zia Lydia. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell’anarchia, c’era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.

La libertà di cui si parla, è quella che la Atwood voleva reclamare negli anni in cui cominciò a scrivere Il racconto dell’ancella: era il 1984, anno del famoso romanzo distopico di George Orwell, sempre stato un modello per l’autrice. Ma quello era, soprattutto, un periodo in cui si cercava di porre fine all’ondata di movimenti femministi degli anni ’70, con la volontà di imporre una gerarchia di ruoli patriarcale, riportando le donne a casa, privandole dei diritti che gli spetta(va)no.

Un best seller attuale

The Handmaid’s Tale – Scena tratta dalla serie Hulu

Il romanzo, già allora un best seller, sale di nuovo in cima alle classifiche in seguito al suo adattamento nella serie tv “The Handmaid’s Tale” (2016). Ma non è stato solo questo a riportarlo in vita dopo più di trent’anni: in seguito alle elezioni del Presidente americano Trump, sono riemersi sentimenti come la misoginia e il pregiudizio; e ancora, con le recenti proteste in Alabama per la legge sull’aborto, il lungo abito rosso delle Ancelle è diventato per le donne simbolo di resistenza.

Inoltre, in seguito all’annuncio della scrittrice dell’uscita di un sequel – I testamenti, in libreria dal 10 settembre – eccoci tutti a riprendere in mano quello che è diventato un classico della società moderna.

Non conosciamo, infatti, i risvolti della disavventura di June:

Il furgone attende sul viale d’accesso, con i doppi portelli aperti. I due, uno per lato adesso, mi prendono per i gomiti per aiutarmi a salire. Non so se sarà una fine o un inizio: mi sono affidata a mani sconosciute, perché non c’era altro da fare.
Salgo, nel buio, o nella luce.

Margaret Atwood

Questo libro nasce da tutte le domande che mi avete fatto su Gilead e i suoi meccanismi interni. Be’, non solo da questo. L’altra fonte di ispirazione è il mondo in cui viviamo oggi”, dichiara l’autrice in merito al nuovo romanzo in uscita.

Opinioni

Aldilà dello svolgimento delle vicende, ormai ai più conosciute, e riconoscendo la grandezza dell’autrice nel tessere una trama così inquietante e così terribilmente attuale, devo confessare che, come stile di narrazione, il romanzo mi è apparso un po’ lento.

Quel mix di flashback e attualità rende il testo un po’ confusionario, e gli eventi che accadono sono ben pochi. Tutto è narrato dal punto di vista di June, unica persona che impariamo a conoscere veramente attraverso il testo; soffermandosi sulla protagonista e trascurando quasi totalmente tutto il resto, non sono ben chiare al lettore le circostanze di quanto sta accadendo, e si arriva a capire qualcosa di più sulla rigida società di Galaad solo verso metà libro.

Romanzo da leggere

Ma è anche probabile che questa modalità sia utilizzata per rendere al meglio il drastico cambiamento dal prima al dopo Galaad, e per porre maggiore enfasi su quell’insieme di rabbia, dolore, ma anche stupore di fronte all’atrocità della sedicente Repubblica.

Ad ogni modo, penso che sia un romanzo che valga la pena leggere, in quanto capace di far riflettere, di stupire, di far immaginare un mondo lontano sì, ma solo in apparenza.