In Premio Strega/ Recensione

Rinascimento privato – Maria Bellonci

Rinascimento privato – Maria Bellonci
Edizioni Mondadori

Che cos’è il tempo, e perché deve considerarsi passato? Fino a quando viviamo esiste un solo tempo, il presente.

Isabella d’Este racconta

Rinascimento privato è l’ultimo libro della scrittrice Maria Villavecchia Bellonci, scritto nel 1985 e vincitore del Premio Strega dell’anno successivo.

Ritratto di Isabella d’Este, Tiziano

Si tratta di una biografia di Isabella d’Este, marchesa di Mantova vissuta dal 1474 al 1539, e del suo ripercorrere le vicende del Rinascimento italiano dal proprio punto di vista: un punto di vista, appunto, privato.

Stiamo parlando dunque di un romanzo storico, dove non mancano, però, elementi della finzione: i capitoli del romanzo, infatti, sono intervallati da dodici lettere ricevute da un nobiluomo inglese, un ecclesiastico dal nome di Robert de la Pole, personaggio inventato dal genio della scrittrice.

Una struttura dall’armonia perfetta

Le sue lettere, in cui l’anglico dichiara la sua costante stima e ammirazione per la marchesa con espressioni tipiche dell’amor cortese, sono anche una preziosa fonte di avvenimenti storici: Robert de la Pole si prende la briga di tenere sempre aggiornata la marchesa di ciò che sta accadendo nei luoghi in cui si trova, che siano le corti italiane, inglesi o francesi.

La struttura del romanzo risulta, quindi, studiata alla perfezione: nei sette capitoli in cui esso è diviso sono presenti, oltre alle lettere sopraccitate, le riflessioni della marchesa Isabella nella sua stanza detta degli orologi risalenti al 1533: quando, cioè, decide di scrivere le sue memorie.

Maria Bellonci

Da sempre studiosa e ricercatrice, Maria Bellonci sembra coronare, con questo romanzo, gli sforzi di una vita: attraverso le parole di Isabella riesce a farne trapelare il suo carattere forte, astuto e manipolatore, e quella sua esigenza di affermare la sua autorità anche in mancanza di una controparte maschile, di cui probabilmente non aveva bisogno.

Donne forti, donne al potere

Si crea così un romanzo in cui gli avvenimenti storici e politici del ‘500 vengono raccontati per la prima volta sotto una luce diversa, intrisa di umanità e sentimento, che porteranno il lettore a provare una certa empatia e/o comprensione per i personaggi: basti pensare all’episodio in cui Francesco Gonzaga, marito di Isabella, viene tenuto come ostaggio dai veneziani in quanto alleato dello Stato Pontificio. Vediamo in questa occasione Isabella come donna più che come marchesa, una donna faccia a faccia con le critiche, con le difficoltà nel portare avanti un governo in crisi, e assistiamo alla sua capacità di fronteggiare tutto questo grazie a un carattere forte e a un altrettanto forte spirito di sacrificio.

«Per comandare le cose forti, signora, bisogna essere forti. E voi lo siete. L’umanità si può usare solo nella vita privata. E chi non ha altezza d’animo non può comandare uno stato.»

Ma Isabella non è l’unica donna ad essere messa a dura prova all’interno della corte rinascimentale: anche sua cognata e sorella di vita Elisabetta Gonzaga avrà del filo da torcere a causa della sua cacciata da Urbino insieme al marito da parte dei Borgia.

Assume grande importanza, dunque, la figura della donna: come già aveva fatto nel romanzo Lucrezia Borgia (1939), la Bellonci impiega i suoi studi e le sue ricerche per tracciare un ritratto di una donna fiera, sicura di sé, che non si lascia abbattere dagli intrighi in cui si trova direttamente o indirettamente coinvolta.

Mi è stato fatto intendere in tutti i modi che l’ingegno è una condanna per una donna; e si deve pagare caro.

Il linguaggio

Il tutto è reso ancora più realistico dal linguaggio utilizzato: si tratta, infatti, di una lingua elegante, ricercata, cinquecentesca, data la presenza di arcaismi, termini inusitati e costruzioni latineggianti. Questo non va a minare però la scorrevolezza del romanzo, lo rende anzi ancora più credibile, che non lo si riuscirebbe a immaginare scritto diversamente.

C’è da notare, poi, come questo linguaggio cambi forma quando a scrivere è Robert de la Pole, nelle sue lettere dai caratteri appuntiti: lo stile epistolare viene reso dalla Bellonci con una scrittura intensa, di getto, e sotto certi aspetti adulatoria, nei passi in cui si rivolge direttamente a Isabella.

Riferimenti culturali

Ultima ma non meno interessante constatazione riguarda gli innumerevoli riferimenti ad artisti, letterati e filosofi del tempo: dal pittore Mantegna al poeta Ariosto, a Machiavelli e Erasmo da Rotterdam.

In altre parole, quello che la Bellonci ci regala è un affresco vivido e ricco della società e della vita di corte rinascimentale, che non per niente si è guadagnato il Premio Strega postumo, premio alla cui fondazione lei stessa si era dedicata.

…opinioni.

Solitamente, non preferisco i romanzi storici, non rientrano nei miei gusti. E non nego di aver avuto un po’ di difficoltà a inizio lettura, sia per i fatti storici, che per la scrittura. Ma andando avanti la lettura è diventata molto più limpida e scorrevole, come dire, ci si abitua forse, a quel tipo di scrittura.

Per concludere posso dire quindi che mi ha fatto piacere portare a termine la lettura di questo romanzo, per quanto sia stata un po’ più lenta rispetto ai miei ritmi. Ho apprezzato molto il fatto che la storia vada a intrecciarsi con i sentimenti, con il lato umano di chi l’ha costruita. Lo consiglio, a chi ama i romanzi storici e non, se non altro per comprendere meglio una delle più grandi donne della letteratura italiana moderna.