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It – Stephen King

It – Stephen King Sperling & Kupfer Editori

Il ritorno di un classico dell’orrore

Stephen King

In occasione dell’uscita al cinema del film IT – Capitolo due il 5 settembre, fan sfegatati di King o semplicemente amanti dell’horror si sono catapultati in libreria per leggere – o rileggere – questo capolavoro della letteratura dell’orrore senza tempo.

It, il pagliaccio che vive nelle fogne e porta sempre con sé palloncini colorati e odore di popcorn e zucchero filato, rappresenta la paura di cui tutti da bambini sono stati terrorizzati almeno una volta: quella di essere mangiati.

Dopo l’uccisione del piccolo George Denbrough nel 1957 – la famosa scena della barchetta di carta che scivola giù nel tombino – suo fratello Bill e i suoi amici decidono di dare la caccia al clown responsabile della sua morte, pur dovendo affrontare ciascuno le proprie paure.

Faccia a faccia con la paura

Questi scoprono, infatti, che Pennywise il clown appare sottoforma delle loro più grandi paure: foto che prendono vita, licantropi, lebbrosi, sangue che sommerge il bagno di casa, bambini morti in passato. E quando lo fa, loro non riescono a scappare: incuriositi e increduli di fronte a ciò che inconsciamente temono di più, questi sono attratti dal fenomeno, sentono la necessità di capire se quello che stanno guardando sia reale o meno.

Dopo che le era stato spento il lume dell’intelletto al primo apparire di It come It realmente era, spogliato di tutte le sue piccole maschere e malie. E naturalmente tutte le sue malie non erano che specchi, nei quali si riflettevano agli occhi terrorizzati dello spettatore le più spaventose creazioni della sua mente, con la stessa efficacia con cui uno specchio può riflettere il sole in una pupilla ignara e spalancata per accecarla per sempre.

Accomunati dalla visione della personificazione della paura, i sette coraggiosi Perdenti – così venivano chiamati dai bulli più grandi e così i protagonisti chiamavano il loro circolo – provano con tutti i mezzi possibili a combattere il temuto clown.

Scoprono che It entra in scena ogni ventisette anni, e che c’è sempre stato un qualche evento che ha segnato l’inizio e la fine del suo tetro spettacolo. Ed è così che, nel 1985, quando le strade dei sette amici si sono già separate da tempo, il clown ballerino porta i ragazzini ormai adulti a riunirsi ancora, a mantenere fede alla promessa fatta anni prima: se avesse dovuto ricominciare… saremmo tornati.

Avanti e indietro nel tempo

Attraverso un continuo parallelismo fra gli anni ’50 e ’80, King racconta eventi, persone e luoghi in maniera talmente dettagliata e approfondita da darci la possibilità di familiarizzare con tutto, di avere nella mente un’immagine chiara e nitida di ciò che sta accadendo, quasi come se il lettore si trovasse lì in un angolo a osservare con i propri occhi.

Nulla viene lasciato al caso, personaggi che compaiono solo di rado acquisiscono un’importanza inequivocabile, eventi finiti ormai nel dimenticatoio tornano a galla…
Tutto segue un filo logico, tutto sembra inesorabilmente necessario.

Non a caso stiamo parlando di un romanzo di più di mille pagine. Mille pagine che è meglio leggere in fretta, senza far passare troppo tempo, o tutti quei dettagli, tutti quei piccoli pezzi che compongono l’infinito puzzle della macabra cittadina di Derry, rischierebbero di andare persi.

IT: i due capitoli del film

Pennywise il clown, interpretato da Bill Skarsgård

Il film – diviso in due capitoli, entrambi diretti dall’argentino Andrés Muschietti – come spesso accade in questi casi, presenta delle piccole differenze: basti pensare per esempio al fatto che è ambientato trent’anni dopo.

Sebbene queste non danneggino la resa finale del film – il primo, anche questo molto bello – forse trascurano dei dettagli che, come detto finora, leggendo l’intero libro appaiono imprenscindibili.

Il secondo film, al contrario, è molto più ricco di dettagli – sebbene alcuni di questi a tratti differiscano dal romanzo – ed è molto più vicino all’idea che ci si fa della trama leggendo il libro. Non si può definire propriamente un film dell’orrore però, dal momento che non mancano momenti comici e di battute di spirito sparse qua e là.

Ma fa davvero paura?

La suspence viene a mancare quasi del tutto, il terrore esercitato dal clown viene smorzato da non pochi momenti di ilarità, capovolgendo quell’atmosfera macabra che regnava nel primo film.

Nonostante queste piccole pecche, non si può dire che il film sia brutto: la riunione dei Perdenti, il loro scoprire che quel legame che li aveva avvicinati quasi trent’anni prima non è stato per nulla intaccato dal tempo, riesce a commuovere nel libro quanto nel film. Il loro ripercorrere la propria infanzia attraversando le strade di Derry e i continui salti temporali fra gli anni ’80 e i giorni nostri, rivelano quel senso di nostalgia, riportano in vita ricordi importanti.

Si potrebbe concludere quindi che i film valgono la pena di esser visti, almeno quanto il libro ne valga di esser letto. L’interpretazione che Muschietti ha dato di It riesce a far trapelare quei valori che lo scrittore King vuol far trapelare attraverso ciò che si può definire un romanzo di formazione: l’amicizia, il coraggio, la forza che i ricordi, piacevoli o meno, ci trasmettono.

Ogni cambiamento nella vita può portarci in un’altra città, con altre persone, con nuove abitudini. Ma ciò che siamo dentro, ciò che abbiamo vissuto e con chi, non cambierà.
I Perdenti rimarranno sempre Perdenti.

I protagonisti del film

Allora vai senza perdere altro tempo, vai veloce mentre l’ultima luce si spegne, vattene da Derry, allontanati dal ricordo… ma non dal desiderio. Quello resta, tutto ciò che eravamo e tutto ciò che credevamo da bambini, tutto quello che brillava nei nostri occhi quando eravamo sperduti e il vento soffiava nella notte. Parti e cerca di continuare a sorridere. Trovati un po’ di rock and roll alla radio e vai verso tutta la vita che c’è con tutto il coraggio che riesci a trovare e tutta la fiducia che riesci ad alimentare. Sii valoroso, sii coraggioso, resisti. Tutto il resto è buio.