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Doctor Sleep – Stephen King

Doctor Sleep – Stephen King
Sperling & Kupfer Editori

Di tanto in tanto, mentre ero sotto la doccia o guardavo un programma televisivo o guidavo per ore sull’autostrada, mi scoprivo a calcolare l’età di Danny e a chiedermi dove fosse finito.
[…] Insomma, dovevo sapere.

È con queste parole che il re dell’horror Stephen King nella nota in conclusione del romanzo Doctor Sleep (2013, Sperling & Kupfer Editori) motiva le sue intenzioni e la sua voglia di portare a termine la storia del piccolo Danny.

Il sequel di Shining

Overlook Hotel

Per chi non lo sapesse, Doctor Sleep nasce come il seguito di Shining (1977) – di fama mondiale grazie anche al successo dell’omonimo film di Stanley Kubrick –, che vedeva Danny e la madre Wendy alle prese con la furia del padre – Jack Torrance – uscito di senno durante il ruolo di guardiano invernale presso l’Overlook Hotel. L’albergo, infatti, non solo è infestato dagli spiriti malvagi che lo hanno abitato in passato, ma è esso stesso il Male: conquista e stravolge la vita di chi lo abita, portandolo alla pazzia.

Da non dimenticare è il potere che Danny possiede, e che gli permette di prevedere quanto di brutto sta per accadere e di sentire le persone: lo shining, la cosiddetta luccicanza.

In seguito alla sua distruzione – nel libro, a differenza del film, l’albergo va in fiamme – Danny e Wendy ne escono salvi, e continuano la propria vita, cercando di lasciarsi alle spalle quella macabra esperienza.

Ma insieme all’albergo però, non vengono distrutti i ricordi, non vengono distrutte le paure: elementi che, insieme alla luccicanza del protagonista, fanno da filo conduttore nei due romanzi.

Lotta fra il bene e il male

In Doctor Sleep ci troviamo di fronte a una vera e propria lotta fra il bene e il male: il bene rappresentato dalla luccicanza e da chi la possiede – generalmente i bambini – e il male rappresentato invece da una specie non umana, un’originale tipologia di vampiri che si nutre del vapore emanato da questi bambini magici.

La storia, ambientata nei 2000, vede un Dan adulto in cui si riflettono tutti quelle negatività che erano proprie del padre: la dipendenza dall’alcol, l’incapacità di mantenere un lavoro stabile, il dolore. Tutto questo finché non giunge a Frazier, nel New Hampshire, in cui trova lavoro in un ospizio. Il lavoro che svolge, però, è molto particolare, ed è lo stesso che poi da il titolo al libro: il cosiddetto Dottor Sonno. Praticamente, grazie a quel poco di luccicanza che ancora gli rimane, riesce ad accompagnare gli anziani ormai in fin di vita nell’altro mondo, convincendoli che ciò che li aspetta è come dormire.

Sarà in questa piccola cittadina dell’immaginario dell’autore che, inoltre, entra in contatto con Abra, ragazzina dotata di una luccicanza strabiliante, e sarà grazie a lei che verrà a conoscenza dell’esistenza dei cattivi e dei loro oscuri piani.

La luccicanza che rimane

La storia e il genere si discostano di molto da quanto era stato narrato in Shining, anche se non mancano suspence, brutalità – stiamo pur sempre parlando di King! – e riferimenti al precedente libro: l’alcolismo di Dan, le paure da affrontare e, come già detto, lo shining, appunto.

Un sequel abbastanza riuscito, insomma. Demoni esterni (i fantasmini, come li chiama Abra) e interni (l’alcolismo e il vagabondaggio di Dan) si avvicendano in un romanzo che di male ne è zeppo ma che riesce a farci credere che questo possa essere eliminato. Anche se la caccia ai vampiri non è proprio il mio genere, in generale non si può dire che il libro sia brutto. Anzi, ne vale la pena, e soprattutto si potrebbe leggere anche se non si è mai letto Shining.

Doctor Sleep: il film

Dan adulto (Ewan McGregor) in una scena del film

Per quanto riguarda il film, uscito nelle sale il 31 ottobre 2019 con la regia di Mike Flanagan, be’, è rimasto abbastanza fedele alla narrazione… fino a un certo punto. Il finale, infatti, lascia un po’ perplessi. A tratti sembra quasi volere, se non pretendere, di ricollegarsi a Shining, con il risultato di scene un po’ forzate e quasi grottesche.

Regista già avvezzo alla produzione filmica intrisa di orrore e angoscia – fra i più noti ricordiamo Ouija (2016), Oculus (2013) e un’altra trasposizione di King, Il gioco di Gerald (2017)Flanagan fa in modo di mantenere alcuni elementi dell’agghiacciante stile di Kubrick – attraverso i flashback, per esempio – e, allo stesso tempo, di non perdere il suo stile.

Compito non facile da portare a termine, che finisce con una posizione media del film, creando un horror che di pauroso ha poco, con scene non male e scene malissimo, deludendo le aspettative di chi ha immolato Shining. Less is more, come si suol dire.

Lo stesso non si può dire dell’autore: King ha sempre dichiarato, infatti, di odiare il film Shining, contrariamente all’entusiasmo dimostrato nei confronti della nuova uscita di Flanagan.