In Premio Strega/ Recensione

Vita – Melania G. Mazzucco

Vita – Melania Mazzucco
Einaudi Editore

Vita è un romanzo, Vita è un’indagine, Vita è storia.

Vita e Diamante

La storia di due bambini, Vita, appunto, e Diamante, che alla rispettiva età di 9 e 12 anni si imbarcano su uno dei tanti bastimenti che dall’Italia giungono in America. Siamo nel 1903, e i due bambini vengono mandati oltreoceano da Tufo di Minturno, per restituire alla famiglia Mazzucco un po’ di dignità. Ma non è così semplice.

 L’America non esiste. Io lo so perché ci sono stato. [dall’epigrafe: Alain Resnais, Mon oncle d’Amerique]

Ad attenderli a Ellis Island vi è Agnello, squattrinato genitore della piccola Vita, che mantiene nella sua logora abitazione altri membri della famiglia, costringendoli a spazi angusti e condizioni disumane.

Tra questi, è importante ricordare alcuni dei personaggi principali che incroceranno, in tempi diversi, la vita dei due piccoli protagonisti: Nicola, fratello di Vita, a cui viene dato il buffo soprannome di Coca-Cola perché balbuziente; Geremia, altro cugino; Rocco, il duro, il cui animo gentile viene però presto o tardi colto dalla protagonista; Lena, ventiseienne circassa, nuova compagna di Agnello – nonché bambinaia dei suoi familiari – nonostante egli abbia ancora una moglie che lo aspetta, in Italia.

Tutti questi personaggi svolgono un ruolo importante nella vita dei protagonisti e, più in generale, nella storia; la scrittrice, infatti, ci fa ripercorrere la triste storia di ognuno di loro, per enfatizzare ancor di più gli ostacoli a cui era sottoposto chi si avventurava nel nuovo mondo in cerca di una vita migliore.

La struttura

Nel romanzo, costituito da tre parti – La linea del fuoco, La strada di casa, Il filo dell’acqua – l’autrice alterna una narrazione onniscente in cui descrive le avventure dei protagonisti, all’indagine che lei stessa conduce per ritrovare le sue radici, per saperne di più sugli unici suoi antenati sopravvissuti alla guerra tra poveri in atto laggiù, a Little Italy.

Ma la sua indagine storica non si ferma qui: nella seconda parte del libro incontriamo, infatti, Dy, figlio di Vita, arruolato come volontario nella Seconda Guerra Mondiale che raggiungerà l’Italia, e in particolare Tufo, alla ricerca del padre.

Il cambio spaziale e generazionale effettuato nella seconda parte distoglie per un po’ il lettore dal racconto delle vicende di Diamante e Vita, per accompagnarlo in un’Italia devastata dalla guerra, che sembra impossibile da riconoscere, impossibile da accettare.

Come finisce l’avventura dei due protagonisti lo scopriamo nella terza e ultima parte, in cui il racconto riprende il ritmo e lo stile della prima, per coinvolgerci in un epilogo che dimostra, ancora una volta, quanto il tanto agognato sogno americano altro non sia che un terribile incubo.

Già, perché le strade percorribili dagli italiani in America, al tempo, non sono molte: le miniere, le ferrovie – in cui migliaia sono i feriti, i morti, ma zero, o quasi, i risarcimenti – o la mafia, la cosiddetta Società della Mano Nera.

Un legame indelebile

Melania Mazzucco

Quello che viene fuori dal romanzo della Mazzucco, che le è valso il Premio Strega nel 2003, è l’incredibile forza d’animo dei due bambini, che anche nelle situazioni più ostili non smettono di ripensare a quello che è stato quando erano insieme e a quello che sarà, in futuro: si crea fra i due, infatti, un legame talmente forte che gli permetterà di andare avanti anche quando sono costretti a separarsi, di sopravvivere a tutti i costi, pur di non abbandonare l’altro.

Romanzo attuale

Duro e crudo, dalle descrizioni realistiche e meticolose, Vita non è un romanzo per tutti: riesce benissimo a trasportare il lettore lì, in quelle case fatiscenti, a farci provare rabbia, compassione, tristezza per il destino che è toccato non solo ai protagonisti ma a migliaia di italiani al tempo in balia del medesimo destino. Fa riflettere molto, soprattutto in un periodo come questo, a quanto sia importante, attuale, ma – purtroppo – anche difficile l’integrazione: quel concetto di cui si sente sempre parlare, ma che, lungi dall’attuarsi, rimane spesso, appunto, un mero concetto.