Da piccole cose nascono grandi eventi.
Great events turn on small hinges.
Dopo aver letto diverse recensioni e aver ascoltato altrettanto diverse opinioni sull’ultima produzione di Stephen King, mi era parso di cogliere una certa delusione da parte dei suoi lettori più assidui.
Nonostante questo, incuriosita dalla trama e invogliata da quei lettori che parlavano di un degno ritorno del Re – attenzione, non tutti! –, ho deciso di dare una possibilità a The Institute – L’Istituto, pubblicato in contemporanea in Italia e negli Stati Uniti il 10 settembre 2019.
E sono davvero felice di averlo fatto.
La trama
La storia narrata inizia con il trasferimento di Tim Jamieson, ex poliziotto che, abbandonata la sua carriera e con un divorzio alle spalle, decide di trasferirsi e fermarsi nella cittadina di DuPray, dove accetta il lavoro di guardia notturna. Cosa mai potrebbe capitare in una città così piccola, in cui non esiste nulla se non una strada principale e dei vecchi magazzini?
Apparentemente nulla, e così Tim riesce a trovare una nuova quotidianità, un nuovo equilibrio, mentre la narrazione si sposta altrove, creando così un effetto storia nella storia: a Minneapolis, dalla famiglia Ellis.
Luke Ellis è un ragazzino di dodici anni, ma non un ragazzino come tutti gli altri: è infatti un piccolo un genio, dotato di un’intelligenza così straordinaria da portarlo a presentarsi ai test di ammissione per due università contemporaeamente. Ma non solo, egli ha anche un altro talento nascosto: la telecinesi.
È per questo suo potere che, durante una notte tranquilla, un gruppo di persone arriva a casa sua, uccide i suoi genitori, e lo rapisce, per portarlo nel cosiddetto Istituto. Situato fra i boschi del Maine, questo ospita ragazzini, la cui età non supera i quindici anni, tutti accomunati dai poteri di telepatia e telecinesi. Qui, costretti a regole rigide che però non escludono il consumo di sigarette e alcolici nonostante la tenera età, i bambini sono sottoposti a crudeli esperimenti che mirano a migliorare i loro peculiari talenti.
La Prima Casa e la Seconda Casa – First Half and Back Half
Siamo così catapultati nei tetri locali della cosiddetta Prima Casa, ovvero la tappa iniziale che attende i ragazzini prima che vengano trasferiti nella Seconda Casa, da cui nessuno sa dire se se ne esca vivi.
Corridoi tappezzati da poster carichi di esortazioni positive e incoraggianti, stanze che riproducono nel minimo dettaglio quelle originali di ognuno dei bambini rapiti, esperimenti che servono ad addestrarli a “servire il paese”: la prima metà del libro – o forse qualcosa in più – è una concentrazione di descrizioni – dell’Istituto, dei suoi dipendenti, dei bambini che condividono con Luke il medesimo destino.
È solo dopo questa lunga – ma non per questo noiosa, secondo me – parte sulle dinamiche e i funzionamenti della Prima Casa che avremo una svolta: una svolta portata proprio dal fine intelletto del nostro protagonista, che tenterà di distruggere quel sinistro equilibrio che la direttrice, la signora Sigsby, l’addetto alla sicurezza Stackhouse, nonché tutto il team di medici accomunati da cinismo e freddezza, avevano creato.
Gli eventi e le avventure di Luke lo porteranno a incontrare poi Tim Jamieson – l’ex poliziotto, ricordate? – per chiudere con lui l’intera storia.
Fantascienza e mistero
Lungi dal potersi definire horror vero e proprio, King ci regala con questo romanzo un mix di fantascienza e mistero, che riesce comunque a far vivere ai protagonisti e, con loro, ai lettori, un incubo.
Personalmente ho apprezzato molto sia la struttura del romanzo – che da molti è stata, invece, criticata – , che i suoi contenuti. Sebbene la maggior parte dell’azione si concentri nell’ultima parte del romanzo e non escluda elementi tipici di un poliziesco, quell’atmosfera di angoscia prima, e di tensione poi, rimane costante, rendendo quindi plausibile la reale esistenza di quel posto infernale.
Il forte impatto della storia narrata è probabilmente dato dal fatto che i protagonisti siano dei bambini – cosa che King è già abituato ad affrontare con maestria – diventati prigionieri di una società malata, che sacrifica le loro vite per salvare qualcosa di apparentemente più grande. E il quesito che sorge è dunque: se davvero i poteri di questi bambini riescono a esercitare una tale influenza da provocare incidenti d’auto, improvvise morti, vale la pena utilizzarli? Le loro vite valgono davvero tutto questo?
Non sono mancati, anche in questa occasione, i commenti negativi da parte dei più sfegatati fan di King (come prima ho accennato) ma io devo ammettere che ho apprezzato non poco questo libro: l’ho letto in meno di una settimana, nonostante le sue 480 pagine circa nella versione inglese.
Attendo i vostri pareri,
Ross