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L’uomo che voleva uccidermi – Yoshida Shūichi

Il valico di Mitsuse, sulla statale che college le città di Fukuoka e Saga, è da sempre circondato da misteri e oscure credenze. Ci sono diverse teorie al proposito, ognuna delle quali vede la presenza di morte e fantasmi, tant’è che per i giovani è ormai diventata una vera e propria sfida attraversarlo.

Il valico di Mitsuse è anche il luogo in cui, in una fredda mattina di dicembre, viene ritrovato il corpo della giovane Ishibashi Yoshino, strangolata a morte.

La sera precedente era uscita a cena con le amiche, alle quali aveva detto di avere un appuntamento con uno studente universitario molto affascinante e popolare: Masuo Keigo. Ma è davvero lui che deve incontrare?

Anche il giovane Shimizu Yūichi, che Yoshino ha conosciuto su un sito di incontri, quella sera si trova proprio al luogo dell’incontro. Perché?

Si parla de L’uomo che voleva uccidermi come un noir, “etichetta” che si dimostra in realtà riduttiva per il contenuto di questo romanzo.

Attraverso la suddivisione in due parti e la narrazione da più punti di vista, ci vengono svelati pian piano tutti i retroscena che hanno portato alla morte di Yoshino, insieme ai suoi ultimi incontri, al coinvolgimento di persone che sembravano essere del tutto estranee all’accaduto.

Le vite dei personaggi che conosciamo sono tutte diverse tra loro, eppure c’è qualcosa che le accomuna: la solitudine, la fragilità, il bisogno di attenzioni. Un bisogno che può rendere ciechi, che può non farci vedere in maniera lucida chi ci troviamo davanti, e cosa quella persona vuole davvero da noi.

Non è stato forse questo a condurre Yoshino, una donna apparentemente tranquilla, con un lavoro e degli amici, a frequentare uomini conosciuti online per soldi? A frenare quel dialogo aperto e libero che ci si aspetterebbe in un gruppo di amiche che condividono tutto? A portare l’innocente Mitsuyo a fidarsi del “cattivo”?

Ma poi, chi è veramente il “cattivo”?

Un romanzo dal finale duro, spietato, che porta a riflettere su alcuni degli aspetti più salienti della vita dei giovani – e non solo giapponesi! – di oggi. La solitudine, quel grido d’aiuto che disperatamente cerca di attirare gli sguardi di chi pensavamo ci vedesse, quelle parole non dette il cui peso diventa insostenibile. E ancora, il peso degli occhi degli altri su noi stessi, l’importanza di sentirsi accettati…

Tematiche che ci toccano molto, a mio parere, e che rendono il romanzo molto più di un semplice noir. Una lettura intensa, che vi terrà incollati alle pagine. Da non perdere, assolutamente!

C’è una persona a cui tieni in modo particolare? […] Qualcuno la cui felicità è anche la tua? […] Siete in troppi a non averne. C’è troppa gente a questo mondo che non tiene a nessuno in particolare. Chi non ce l’ha, una persona così, tende a credersi invincibile. A pensare che siccome non ha niente da perdere è più forte degli altri. Chi non ha niente da perdere non desidera niente. La gente così è convinta di potersi permettere qualsiasi cosa e guarda dall’alto in basso quelli che invece perdono qualcosa, che nutrono desideri, che gioiscono e soffrono.


Dettagli libro

Titolo: L’uomo che voleva uccidermi
Autore: Yoshida Shūichi
Traduzione: Gala Maria Follaco
Editore: Universale Economica Feltrinelli
Pagg.: 333
Prezzo: 9,40€