In Cina e Giappone in Libri

L’importanza culturale di Lu Xun in Cina

Lu Xun (1881-1936), pseudonimo di Zhou Shuren, fu uno dei primi scrittori a usare tecniche di narrativa occidentale, ed è quindi considerato come il più grande scrittore della letteratura cinese moderna.

Il contributo di Lu Xun alla lingua cinese moderna

La sua importanza nel campo letterario è dovuta non solo alle tematiche affrontate, ma anche e soprattutto al suo contributo nel creare la lingua cinese moderna.

Fu egli il primo a usare il baihua (lingua vernacolare): Lu Xun si dimostrò, infatti, il più fedele sostenitore della riforma letteraria contestata dal fondatore della rivista Nuova Gioventù, Chen Duxiu, il quale, insieme a Hu Shi (1891-1962), fu anche fra gli iniziatori del Movimento Nuova Cultura (1869-1942). Il ruolo evolutivo assunto dalla letteratura doveva portare il paese ad abbandonare e a liberarsi delle vecchie tradizioni e, per farlo, doveva ricorrere alla descrizione realistica della realtà, abbandonando l’uso del linguaggio formale (wenyan).

Il baihua sarebbe apparso prima in forma scritta (wen) e poi anche in forma parlata (hua) come lingua nazionale, facilitando così l’uso e la diffusione dell’attuale cinese mandarino, il putonghua.

Questa lingua vernacolare nasceva da un’evoluzione del cosiddetto “linguaggio degli ufficiali” (guanhua), perciò aveva molte caratteristiche in comune con la lingua nazionale (guoyu). Le sue innovazioni riguardavano non la grammatica o la sintassi, bensì delle nuove sperimentazioni nell’uso di un vocabolario con termini di provenienza europea che presto divennero la sua peculiare caratteristica. Le idee che venivano espresse con questo linguaggio miravano alla conversione a una nuova letteratura nonché a una nuova cultura.

Nel 1920, il Ministero dell’Educazione di Pechino (dove Lu Xun lavorava) ha formalmente nominato il baihua come mezzo di istruzione nelle scuole.

Alle armi

Le due opere di cui voglio parlarvi furono pubblicate come parte della raccolta di racconti Alle armi (Nahan 呐喊, 1923), e sono le più riconosciute a livello internazionale: si tratta, come abbiamo visto, di Diario di un pazzo e La vera storia di Ah Q.

Diario di un pazzo

Diario di un pazzo (Kuangren riji 狂人日记), breve racconto apparso nel maggio 1918 sulla rivista Nuova Gioventù (con la quale l’autore già collaborava pubblicando saggi e poesie), non è altro che il diario del minore di due fratelli, che un loro amico di famiglia – come viene spiegato nella breve introduzione – decide di pubblicare perché possano essere utili per eventuali ricerche di medicina.

Il pazzo che ha scritto il diario, di cui non conosciamo il nome, è afflitto da una sorta di mania di persecuzione, essendo convinto che tutti coloro che lo circondano vogliono mangiarlo, compresi i suoi familiari. La decina di pagine di questo racconto rappresentano sì le paranoie del pazzo che ha scritto il diario, ma nascondono qualcosa di più: Lu Xun, il quale utilizza qui per la prima volta il suo pseudonimo, attacca la cultura confuciana, definendola come cannibalista.

Significativa è, in questo senso, la ricerca che il pazzo fa sui testi antichi al fine di reperire qualcosa sulla storia del presunto cannibalismo:

 Nei tempi antichi, lo ricordo, spesso la gente mangiava esseri umani, ma a questo proposito non ho le idee molto chiare. Ho cercato di chiarire questo punto, ma la mia storia non ha cronologia e su ogni pagina ci sono queste parole: “Virtù e Moralità”. Dato che non potevo dormire, ho passato metà della notte a leggere, finché fra le righe ho cominciato a vedere queste due parole, che riempivano tutto il libro: “Mangiate la gente”.

I mangiatori di carne umana, infatti, altro non sono se non gli oppressori, parte integrante di quella civiltà basata su falsità e privilegio. L’unica speranza per questo malato sistema, è quella di portare in salvo coloro i quali ancora non ne sono stati coinvolti: i bambini.

 Forse vi sono ancora bambini che non hanno mangiato uomini. Salvate i bambini…

L’importanza di questo racconto risiede anche nel fatto che ci troviamo di fronte al primo tentativo di riprodurre la struttura del romanzo moderno occidentale: Lu Xun riprende, sia nel titolo che nella forma, il racconto dello scrittore russo Gogol Le memorie di un pazzo (1835).

Diario di un pazzo, inoltre, fu il primo racconto a essere scritto completamente in lingua vernacolare.

La vera storia di Ah Q

La vera storia di Ah Q (A Q zhengzhuan Q正传, 1921), è la più conosciuta a livello internazionale.

La struttura appare un po’ meccanica: il racconto venne infatti pubblicato serialmente sul supplemento letterario della Gazzetta del Mattino di Pechino, dove ogni pubblicazione mirava a raccontare un episodio dal tono umoristico che descrivesse il carattere di Ah Q.

Ben presto, però, Lu Xun cambiò i suoi piani, concludendo il racconto con la tragica fine del suo protagonista.

L’eroe di questo racconto viene riconosciuto come incarnazione della malattia nazionale. Ah Quei (di cui Ah Q è l’abbreviazione, e viene scritto con l’alfabeto latino) è lo zimbello del villaggio di Wei Chuang, durante il periodo che precede la caduta della dinastia Qing. Costante vittima di umiliazioni e scherno da parte di tutti gli abitanti del villaggio, vuole cercare una sorta di rivincita morale ma, semplicemente, non ci riesce: né quando si trova di fronte “avversari” piccoli e malaticci, né tantomeno quando questi sono più grandi e forti di lui.

Per i lettori cinesi del tempo questo tratto del suo carattere altro non è che una metafora del patetico comportamento del paese stesso: la Cina, infatti, appariva debole e ridicola nelle sue prese di posizione di fronte alla potenza dei paesi stranieri, e i suoi numerosi fallimenti avevano diffuso sentimenti quali disillusione e sconfitta. E la colpa era, come abbiamo visto, della sua incapacità di riformarsi e di raggiungere una modernizzazione non solo tecnologica ma anche e soprattutto culturale.

L’autore 

Lu Xun

Nacque a Shaoxing nel 1881. Nonostante le difficoltà finanziarie della sua famiglia, riuscì – insieme al fratello maggiore – a recarsi in Giappone per i suoi studi, e il campo a cui inizialmente si dedicò fu medicina. I sette anni trascorsi in Giappone lo aiutarono ad entrare in contatto con la letteratura e la filosofia straniera, da cui era molto attratto.
Decise di diventare scrittore dopo la serie di umiliazioni e perdite subite dalla Cina con la guerra russo-giapponese (1904-5). La sua carriera letteraria iniziò a Tokyo, dove creò una rivista – che non ebbe la fortuna sperata e pubblicò dei saggi supportando la teoria di Darwin e l’eroe nietzschiano. Ritornò in Cina nel 1909 e insegnò biologia per due anni, poi si trasferì a Pechino dove lavorò come consulente nel Ministero dell’Educazione. Ma ben presto tornò la sua ispirazione letteraria: iniziò a scrivere per la rivista Nuova Gioventù, poesie, racconti e saggi.
Nei suoi primi tre racconti, ispirati dal suo paese natio, già mostra il suo ripudio del vecchio stile di vita e di quelle idee che non riescono a cambiare. I suoi primi racconti sono suddivisi in due raccolte: Nahan (Alle armi, 1923) e Panghuang (Errare incerto, 1926).