Majgull Axelsson, giornalista svedese da sempre dedita alle problematiche sociali, esordisce nel mondo della narrativa nel 2014, con il suo primo romanzo Io non mi chiamo Miriam.
Ed è proprio una di queste problematiche il tema de La tua vita e la mia, pubblicato in Italia da Iperborea a marzo del 2019.
Marit e l’Altra
Marit, protagonista del romanzo, è una donna di settant’anni, anche lei con un passato di giornalista, che vive la sua vita ma anche un’altra: quella della sua gemella morta durante il parto, la cui presenza si è insinuata nella sua mente, costituendo il suo opposto, tutto ciò che lei non è mai stata.
All’età di soli quattordici anni, un evento sconvolge inaspettatamente la vita di Marit: la madre muore all’improvviso e il fratello maggiore Lars, disabile con evidenti tratti autistici, viene mandato nel manicomio di Vipeholm. Ed è in questa occasione che l’Altra, la presenza, entra a far parte della vita, della mente di Marit, diventando quella parte razionale e impulsiva che si contrappone al suo carattere sensibile ed emotivo.
La morte della madre e la reclusione del fratello maggiore intaccano ancor di più quell’equilibrio fragile, se non del tutto assente, della famiglia. E, nessun membro avrà mai il coraggio di parlare ancora di quanto accaduto al povero Lars, né tanto meno di andare a fargli visita. Tutti sembrano averlo dimenticato.
Tutti, tranne Marit.
Colpa e impotenza
Quello che per la sua famiglia rappresentava un peso, una vergogna nella società svedese degli anni ‘60, costituisce per lei la colpa di non aver fatto nulla per salvarlo, nutre in lei un forte sentimento di impotenza, di fronte a quella famiglia indifferente, menefreghista, cieca.
A settant’anni, così, durante un viaggio in treno verso Stoccolma per festeggiare il compleanno insieme al suo gemello Jonas, Marit si convince a scendere a un’altra fermata: Lund. È lì che aveva iniziato i suoi studi di medicina poi abbandonati, è lì che, forse, era seppellito il suo amato fratello.
Un viaggio nello spazio che diventa viaggio nel tempo, facendo luce su ricordi accantonati da qualche parte nella mente, ma mai del tutto abbandonati.
Un viaggio che ci fa conoscere Marit, la presunzione del gemello Jonas, i battibecchi dei nonni, la passività del padre, la comprensione dell’amica Kajsa… il tutto accompagnato da una sensazione continua di dolore, di vuoto, di nostalgia, di solitudine.
Un romanzo profondo
La tua vita e la mia racchiude tutto questo e lo trasmette in maniera immediata. È un romanzo profondo, crudo, reale. È un romanzo ma anche, come prima accennato, un’inchiesta su un lato oscuro della Svezia: quello della crudeltà con cui i malati mentali venivano trattati all’interno degli istituti addetti, da vivi ma anche, e soprattutto, da morti.
È questo infatti il tema principale di cui l’autrice ci parla: il suo spirito da giornalista riesce a farci percepire gli orrori che quelle persone meno fortunate sono costrette a subire, tra queste, la noncuranza di tutti gli altri, di chi li ha messi al mondo, di chi dovrebbe tendergli una mano.
Non può non colpire con la sua durezza, non può non far riflettere con le sue verità. E inoltre, la Axelsson usa una scrittura così fluida e scorrevole da rendere facile anche la lettura di contenuti così impegnativi.
Un libro da leggere assolutamente insomma, ma da leggere preparati a tutto questo.