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La Regina di Shanghai: una storia di femminismo ed emancipazione

Nel 1907 Yuegui è solo una ragazzina, e per di più orfana. Non vuole finire a lavorare nelle risaie, ed è perciò in estasi quando viene venduta alla tenutaria di un bordello.

Il suo fisico prorompente, i suoi piedi grandi e non fasciati, però, si scostano dai canoni di bellezza del tempo, e ciò sembra riservarle il mero ruolo di serva. Finchè non conosce Chang Lixiong, potente capo della Triade di Hongmen, che decide di farne la sua concubina.

Ma questo è solo l’inizio.

L’ambizione e la motivazione di colei che si farà poi chiamare Xiao Yuegui non si fermano a questo, e la porteranno a tentare il tutto e per tutto per conquistarsi il suo ruolo nel mondo, per costruirsi una carriera e una reputazione.

Il tutto ci viene raccontato da una narratrice onniscente che, dopo varie comparse all’interno del romanzo, ci svela solo alla fine le sue intenzioni, il perché ha deciso di raccontare quella storia.

La storia di Yuegui è una storia che sa di femminismo ed emancipazione, in cui il gender gap è profondo ma che riesce a essere da lei superato grazie a determinazione e coraggio. E penso che sia proprio questo l’aspetto del romanzo che più ho apprezzato, nonostante la lentezza dovuta all’eccessivo – e confuso – soffermarsi su intrecci politici, e alle ripetute interruzioni da parte della narratrice.

Hong Ying ci porta a scoprire un mondo fatto di malavita, mafia e prostituzione, che nel suo paese non è stato accettato; ci porta alla scoperta di una Shanghai in tumulto, in cui l’influenza occidentale prende piede e che porta quella generazione ad adattarsi, pian piano, a un nuovo e moderno stile di vita.

Dettagli libro

Titolo: La regina di Shanghai
Autrice: Hong Ying
Traduzione: Marco Fumian
Editore: Garzanti Libri
Pagg.: 364