Un anti-eroe nella Parigi settecentesca
La storia di Jean-Baptiste Grenouille, anti-eroe per eccellenza, è una di quelle storie che volente o nolente rimangono impresse, che affascinano per il loro essere così tremendamente inquietanti, per la loro capacità di lasciare increduli e con la voglia di scoprire pagina dopo pagina la sorte del protagonista e di chi lo circonda.
Grenouille nasce nel 1738 a Parigi, una città in cui “regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni”. E, proprio lui che è nato davanti al negozio di un pescivendolo in quella città dagli odori così pesanti, ha la particolare caratteristica di esser nato senza alcun odore. Di contro, il suo senso olfattivo è, fin dalla sua prima infanzia, più sviluppato del normale. Cosa che spaventa le sue governanti, che lo abbandonano da una parte all’altra perché non riescono a tollerare la presenza di quel piccolo demonio.
Cresciuto lavorando per un conciatore di pelli in condizioni misere, una notte Grenouille capta il profumo di una ragazza, proveniente da un cortile: si avvicina, seguendo quella scia, fin quando non la trova. La sua reazione alla vista di quell’angelo per il suo olfatto, è quella di strangolarla, senza neanche badare al suo aspetto, ma cercando di non perdere neanche una minima parte del suo odore.
Gli sembrava di essere nato per la seconda volta, no, non per la seconda, per la prima volta, poiché finora aveva vissuto un’esistenza puramente animale, con una conoscenza estremamente nebulosa del suo sé. Ma con oggi sembrava di sapere finalmente cos’era in realtà, e cioè null’altro che un genio; e che la sua vita avesse senso e scopo e fine e un destino più alto, vale a dire niente di meno che rivoluzionare il mondo degli odori.
Da quel momento, Grenouille decide di dedicare la sua vita alla ricerca e alla
formulazione di nuovi profumi, per sfuggire alla pressione di tutti quelli sgradevoli con cui doveva convivere ogni giorno e, soprattutto, per crearne uno che gli desse una sua identità. E per farlo impiega ogni mezzo a lui disponibile.
Ottiene così il diploma da garzone presso la profumeria di Giuseppe Baldini, da cui si fa ingaggiare per apprenderne le tecniche, rendendo Baldini una fra i profumieri più noti in tutta la Francia.
Si reca poi a Grasse, dopo un periodo di sette anni di isolamento per cercare di sfuggire al mondo, agli uomini, e ai loro odori. E quì, ripresosi dalle conseguenze di una vita fuori dal mondo e dalla civiltà, inizia ancora una volta a lavorare in una profumeria. Riuscito ad apprendere l’arte dell’enfleurage (tecnica di assorbimento dell’odore degli oggetti tramite immersione nel grasso), dà finalmente il via al suo piano: quello di creare il profumo perfetto, che gli avrebbe permesso di non passare inosservato, di essere amato e venerato come un dio da chiunque si trovasse al suo cospetto. E la sua determinazione nel raggiungere il suo scopo è dimostrata dai mezzi da lui usati: ucciderà infatti ben venticinque ragazze, tutte adolescenti e belle, per conseguire il loro odore fino all’ultima goccia.
Per un uomo insignificante, nato senza odore e senza sentimenti, riuscire a creare il proprio profumo, il profumo dell’amore, altro non era se non un modo per ricercare l’amore dell’altro, quell’amore che sempre gli era stato negato.
Aveva il potere di farlo. Un potere più forte del denaro o del potere del terrore o del potere della morte: il potere invincibile di suscitare l’amore negli uomini.
Ma, una volta ottenuto questo potere e resosi conto della fugacità del suo effetto, come del fatto che ciò che la gente venerava non era quella persona piccola, trasandata, anonima, bensì il suo profumo, egli cade ancora una volta in quell’oblio vuoto di sentimenti, di odori, di emozioni. E decide, così, di ritornare a Parigi, quella città che egli ormai conosceva così bene; di versarsi addosso il resto della boccetta contenente il profumo da lui creato, e di farlo in mezzo a un gruppo di ladruncoli e malviventi riuniti intorno a un falò che, rapiti dalla passione e dall’entusiasmo che quel piccolo uomo emanava, finiscono per divorarlo.
E anche se il suo profumo di fronte al mondo lo faceva apparire come un Dio, se non riusciva a sentire il proprio odore e se quindi era condannato a non sapere mai chi egli fosse, se ne infischiava, se ne infischiava del mondo, di se stesso, del suo profumo.
Un romanzo immortale
Scrivere una recensione su questo libro non è stato per niente facile. E non perché non mi sia piaciuto, anzi. Semplicemente perché di fronte a un tale caso letterario, a un bestseller mondiale che dalla sua prima pubblicazione (nel 1985) continua a essere uno fra i romanzi più venduti, è difficile trovare le giuste parole da dire, che non siano già state dette o scritte da qualcun altro.
La capacità dell’autore di far concentrare l’attenzione del lettore sul senso olfattivo, a dispetto di quello visivo come accade solitamente nella narrativa, unita alla quella di creare un personaggio il cui bisogno d’amore lo porta a essere spietato, senza scrupoli, sono gli ingredienti che rendono questo romanzo così sontuoso e immortale. Il naso raffinato del protagonista, in forte contrasto con la mancanza di un odore che senta proprio, lo porta a scandire nella sua mente, giorno dopo giorno, i fetori della città e dei suoi abitanti, a nutrire quella brama di un profumo suo, che lo distingua dagli altri uomini e gli dia una personalità, che gli permetta di non essere ignorato.
Lo sviluppo di una trama per niente convenzionale, la costruzione del personaggio anzi, dei personaggi (da ricordare anche che l’autore si prende la briga di darci notizie sulla sorte che toccherà a ogni personaggio che entra a far parte in qualche modo della vita di Grenouille), la forza che ogni elemento del romanzo dà all’immaginazione di chi lo legge di approdare nella realtà del protagonista e perdersi con lui fra quella miriade di odori descritti in maniera talmente dettagliata da sembrare quasi di sentirli… ogni cosa appare al suo posto, ogni dettaglio appare fondamentale, ogni sensazione riesce a prendere vita.
Tutto quello che posso dire è che Il profumo è, sicuramente, un romanzo da non perdere (anche per chi ha già – e soltanto, aggiungerei – visto il film. È tutta un’altra storia).
Curiosità
- Registi come Martin Scorsese e Stanley Kubrik si interessarono al romanzo per farne un film, ma l’autore Süskind concesse la liberatoria solo nel 2001 (la regia del film Il profumo – Storia di un assassino, del 2006, toccò poi a Tom Tykwer).
- È disponibile su Netflix, da dicembre 2018, la serie tv thriller Il profumo (regia di Philipp Kadelbach), che differisce però non poco dall’originale romanzo: all’ambientazione nella Francia del ‘700 viene sostituita la Germania dei giorni nostri, e anche la trama è un po’ diversa, fa molto poliziesco. Ma non faccio spoiler!