Solo chi è morto ha diritto a una statua; a me, invece, ne è stata dedicata una in vita. Sono già di pietra.
Piccola premessa:
- non mi dilungo sulla trama per evitare spoiler.
- la lettura di questo libro necessita la visione della serie TV The Handmaid’s Tale.
Il libro più atteso dell’anno
Il libro più atteso dell’anno è stato definito il seguito de Il racconto dell’Ancella, I testamenti, pubblicato da Ponte alle Grazie lo scorso 10 settembre.
Dopo ben 33 anni dalla pubblicazione della prima parte della storia dell’Ancella Difred, I testamenti ci riporta a Gilead: una Gilead che viene spogliata di tutti i suoi veli, per mostrarci, a distanza di quindici anni rispetto all’ambientazione del primo romanzo, tutto il male che nascondeva.
Già, perché nonostante il duro regime messo in atto dai perfidi Comandanti e protetto dai loro Occhi, la corruzione, i delitti e i tradimenti sembrano essere stati per tutti quegli anni all’ordine del giorno, a dimostrare quanto possa essere nocivo l’abuso di potere, e quanto a soffrirne le conseguenze siano coloro che a quel potere devono sottostare.
Testimonianze…
La narrazione è basata sull’alternanza delle testimonianze di tre donne: tre donne distanti e diverse fra loro, ma le cui storie si intrecceranno per giungere a un esito a dir poco scioccante, nel senso positivo del termine.
Il romanzo si apre con la testimonianza di Zia Lydia: personaggio forte ed emblematico della dottrina gileadiana, viene qui messo a nudo, mostrando al lettore il suo lato più umano. Da maestra single e sfortunata in amore quale era stata presentata nella serie TV, Zia Lydia ha ne I Testamenti un passato da giudice che lotta per i diritti delle donne, e scopriremo poi che è stato proprio questo ruolo a determinare la sua carriera da Zia.
Il nostro tempo insieme sta per cominciare, mio lettore. Può darsi che vedrai queste pagine come un fragile scrigno da aprire con la massima cura. Può darsi che le strapperai o le brucerai: con le parole accade spesso.
Le altre due testimonianze appartengono ad Agnes Jenima, ragazzina che ha vissuto gran parte della sua vita a Gilead, e Daisy, quindicenne che, al contrario, di Gilead ha sentito parlare solo nei telegiornali, essendo a tutti gli effetti una cittadina canadese i cui genitori gestiscono un negozio dell’usato.
Ma come queste tre donne sono collegate tra loro, e perché?
…e risposte
Molti quesiti lasciati finora in sospeso vengono risolti, molti dubbi vengono chiariti: è così che scopriamo chi è stata la mente del sistema gileadiano e cosa nasconde realmente dietro quella vita da Comandante apparentemente impeccabile, come le famose Zie sono diventate tali e perché proprio loro, dove è finita June/Difred, cosa ne è stato di lei e della sua lotta contro il regime.
Tutto ci viene raccontato da queste tre voci, voci di donne che vogliono far conoscere a tutti la propria esperienza in quell’inferno chiamato Gilead: un mondo in cui le donne sono private completamente di ogni diritto, un mondo basato sui principi di una religione distorta che possa servire per giustificare le loro azioni criminali, un mondo che non conosce giustizia.
Il gran finale
Nulla viene lasciato al caso dalla scrittrice Margaret Atwood, e tutto sembra finalmente prendere forma, come un cerchio che si chiude: dal finale aperto a cui eravamo rimasti con Il racconto dell’Ancella, che ci era stato poi parzialmente chiarito dalla serie TV, qui la Atwood si impegna nel fornirci ogni informazione di cui avevamo bisogno.
Da leggere assolutamente per chi, come me, è stato incuriosito dall’agghiacciante libro prima, e dalla serie poi. Nonostante fossi rimasta un po’ contrariata dalla narrazione del primo libro – spiego il perché qui – questo sequel non avrebbe potuto essere meglio di così. In una parola, perfetto.