In Cina e Giappone in Libri/ Recensione

Famiglia: ribellione e attacco sociale di Ba Jin

Romanzo fortemente autobiografico

Quando nel 1931 Ba Jin (1904-2005) ricevette la notizia del suicidio del fratello, il suo odio e il suo rifiuto per il sistema tradizionale della famiglia cinese non fece che acuirsi, e ciò influenzò inevitabilmente anche i suoi scritti.

È in quell’anno, infatti, che l’autore inizia a scrivere Famiglia (Jia 家), che poi concluse nel 1933, dove forte è l’elemento autobiografico, così come forte è la sua rabbia nei confronti di una società incapace di evolversi.

Famiglia, Ba Jin
Atmosphere Libri

Trama

In quella loro grande famiglia ogni cosa contribuiva a formare un groviglio di nodi che la sua giovane mente agile e lucida non sarebbe mai riuscita a sbrogliare.

Famiglia narra le vicende dei Gao, una famiglia numerosa e altolocata che vive nel pieno del fermento culturale degli anni ‘20, in cui è ancora fortemente presente quella struttura patriarcale che vede una estrema sottomissione di tutti i membri più giovani alle rigide decisioni del capofamiglia.

Fra i protagonisti della storia dei Gao, vi sono tre personaggi maschili e tre femminili: i fratelli Juexin, Juemin e Juehui, e Mingfeng, Mei e Ruijue, accomunate dalla cattiva sorte che spetta alle vittime del sistema feudale.

Gli uomini Gao

Juexin è il fratello maggiore, già sposato con Li Rujue dalla quale ha avuto un figlio e ne aspetta un secondo. La loro unione è frutto di un matrimonio combinato che, sebbene non abbia comportato particolari screzi fra i coniugi, ha mandato in fumo il primo vero amore di Juexin: quello per la cugina Mei, anche lei destinata alla stessa decisione.

Juexin, in virtù di fratello maggiore, dopo la morte del padre si sente in dovere di dare il buon esempio ai propri fratelli minori, ecco perché, a differenza di questi ultimi, cerca sempre di nascondere la propria insoddisfazione e il proprio dolore di fronte alle regole dettate dal vecchio Gao, suo nonno e quindi capofamiglia, finendo sempre per abbassare la testa e obbedire.

Forse non sei mai stato felice perché non trovi nemmeno il coraggio di sentir parlare di felicità?

Juemin e Juehui sono i fratelli più piccoli, in età adolescenziale, ed entrambi rappresentano l’esatto contrario di Juexin: mostrano sin da subito la propria riluttanza a eseguire gli ordini, la propria ribellione a quel sistema ingiusto che li rende prigionieri.

E le donne

Ma le vittime vere e proprie di questo sistema malato sembrano essere le donne: impossibilitate a vivere, ad amare, a studiare, queste non devono far altro che adattarsi alla sorte che loro spetta.

Vedremo quindi Ruijue allontanata da casa e quasi completamente isolata dopo la morte del vecchio Gao, in quanto, secondo la superstizione, l’ambiente non sarebbe stato propizio per mettere al mondo suo figlio; Mei, il cui amore con Juexin è stato stroncato ancor prima di nascere, e il cui infelice fato del matrimonio combinato l’ha costretta a fare ritorno a casa della madre, vedova; Mingfeng, che a soli sedici anni passa dalla condizione di serva a quella di concubina di un uomo ricco e anziano…

A nulla sembrano servire le proteste dei due giovani Juemin e Juehui, la tradizione è tradizione, la famiglia è la famiglia, e la colpa dei loro pensieri malevoli altro non è se non della nuova educazione occidentale ricevuta a scuola, che dilania anni di pensiero e devozione alla scuola confuciana.

Le persone coinvolte in queste grandi decisioni non erano altro che dei burattini senza alcuna voce propria. A loro volta, quelli che un tempo erano stati burattini pian piano si trasformavano in burattinai.

Tradizioni da abbattere

Famiglia (1931), opera più famosa e importante di Ba Jin, è il primo libro della Trilogia della Corrente, comprendente anche i romanzi Primavera (1938) e Autunno (1940), di cui non esiste ancora una traduzione in italiano.

Il dolore e il destino tragico di tutti i personaggi, nessuno escluso, mostra in maniera molto chiara la posizione di Ba Jin nei confronti della società, una società in cui antichi valori e antiche tradizioni sono qui portate all’estremo, e che sono la fonte della condizione debole e spaesata della Cina del tempo.

Quella che si viene a creare, infatti, è una estrema contrapposizione tra vecchio e nuovo: il primo è rappresentato dalla generazione di nonni e genitori, sempre ancorati alle proprie tradizioni, che non riescono ad accogliere le nuove idee portate dall’Occidente; il secondo, ha come rappresentanti i due fratelli minori, i loro coetanei – che mostrano la propria volontà di rinnovare il paese anche nel giornale che portano avanti – e la cugina Qin, anche lei impossibilitata a seguire le proprie aspirazioni in quanto donna.

Quel che a loro piace tanto chiamare “nuovo” non è altro che il vecchio di prima.

Contrapposizione ben visibile dagli occhi del lettore, a cui riesce a trasmettere la rabbia dell’autore nei confronti di quel sistema che schiaccia totalmente l’individuo, e a dare così, anche al lettore inesperto, una visione molto chiara della società cinese degli anni ’20.

Ba Jin come Juehui

L’adolescenza vissuta a Chengdu dall’autore è trasposta qui, in queste pagine, in cui egli stesso si rappresenta come il personaggio di Juehui, colui che più di tutti crede fortemente in un prossimo abbattimento del vecchio, e contribuisce ad esso in ogni modo possibile. Ba Jin è infatti consapevole di quanto egli stesso sia testardo e insopportabile, difetti che saltano agli occhi al lettore conoscendo Juehui, sempre così impegnato nella sua causa al punto tale da trascurare, in qualche occasione, i suoi sentimenti e quelli degli altri.

Lo stile

La tecnica da lui usata in Famiglia è una descrizione quasi didattica delle decisioni prese dai personaggi in situazioni critiche, che possano ispirare anche i suoi lettori. Nel farlo scava nel proprio passato, fa rivivere i propri fantasmi, soffre, ma sa che deve farlo, per se stesso, per il suo paese.

Oltre agli scritti anarchici, costituiscono per lui fonte di ispirazione anche scrittori come Turgenev, Zola, Maupassant e Romain Rolland. Ne riprende infatti lo stile realistico ed empatico dei più deboli, e cerca anche di imitarne lo stile di scrittura, in quelle che lui chiama “frasi europeizzate”: frasi, cioè, dalla struttura semplificata, che evita parole astruse e ricercate.

La scrittura è, infatti, lineare, e il romanzo risulta essere scorrevole: si tratta di una saga familiare, tanti sono i personaggi e la maggior parte degli eventi si svolge in ambienti chiusi; nonostante questo il romanzo, con le tragiche sorti che traccia pagina dopo pagina per i suoi protagonisti, riesce a coinvolgere e a non cadere nel banale, tenendo incollati i lettori fino all’ultima pagina.

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L’autore

Ba Jin (1904-2005)

Ba Jin, pseudonimo di Li Yaotang (nome di cortesia: Li Feigan) nacque a Chengdu, nel Sichuan, nel 1904. E’ difficile inquadrarlo in una corrente letteraria ben precisa, anche se in molti concordano nel farlo rientrare in quella del realismo.
Ultimo di tre fratelli, Ba Jin nacque in una famiglia molto prestigiosa – che viene poi riportata anche nel suo romanzo. La sua infanzia e adolescenza ebbero momenti molto tragici: perse la balia e poco dopo la madre a soli dieci anni, e qualche anno dopo anche sua sorella e suo padre. All’età di 15 anni entrò in contatto con uno scritto dell’anarchico russo Peter Kropotkin, Ai giovani, che fu sua fonte di ispirazione per tutta la vita. Il suo stesso pseudonimo (che usa per la prima volta in Distruzione, 1927) è formato dalle sillabe Ba (da Bakunin) e Jin (da Kropotkin). Un altro personaggio che gli fu di ispirazione fu Emma Goldman (1869-1940), anarchica russa, che Ba Jin riconobbe come la sua “madre spirituale” e per un periodo mantenne con lei una corrispondenza. Studiò in Francia dove scrisse le sue prime opere, che lo portarono a diventare uno scrittore affermato al suo ritorno in patria. Negli anni della Rivoluzione Culturale (1966-1976) venne addidato come controrivoluzionario e alcune delle sue opere furono messe al bando. Dopo esser stato anche imprigionato per le sue idee, può tornare alla scrittura nel 1976, ma la rabbia e l’anarchismo dei suoi primi scritti si sono visibilmente placati. Negli anni ’80 cominciò a soffrire del morbo di Parkinson, e fu in questi anni che venne più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, senza però riuscire ad ottenerlo. Fu però vincitore, fra gli anni ’80 e ’90, del Premio Internazionale Dante Alighieri e del Fukuoka Asian Culture Prize. Morì di cancro nel 2005, all’età di 101 anni.