Fu mia madre, in fondo, a ispirarmi la stesura di Cigni selvatici, la storia di mia nonna, di mia madre e mia, sullo sfondo dei turbolenti avvenimenti della Cina del ventesimo secolo.
È il 1991 quando Jung Chang porta a compimento la prima stesura di Cigni Selvatici.
Un’autrice che fin da bambina ha sempre sognato di viaggiare, di vedere il mondo, e quando non poteva, lo ha fatto attraverso i libri.
Un’autrice che ha vissuto in prima persona le atrocità di decenni tumultuosi, che ha ascoltato la madre, come un’amica in lacrime, raccontarle quanto prima fosse accaduto a lei, e ancor prima a sua nonna.
Parlare di questo romanzo non è semplice. Cercherò di parlarvi cronologicamente dei principali eventi descritti ma so che non renderebbe comunque giustizia alla grandezza di questo romanzo, che non è solo autobiografico: è un vero e proprio documento storico, una testimonianza così realistica, così vera, da non essere accettata in Cina, dove non è mai stata pubblicata.
Gli eventi
La nonna Yu Fang, nasce nel 1909 a Yixian, due anni prima dell’inizio del periodo dei signori della guerra. Vittima del tempo, la nonna subisce, fin dalla più tenera età, la fasciatura dei piedi, “gigli dorati di otto centimetri”, che l’avrebbero resa vulnerabile, da proteggere, agli occhi degli uomini.
A soli quindici anni, Yu Fang diventa concubina di un generale: il suo status la costringe a sottostare a regole ferree, a rispettare tradizioni obsolete, a guardarsi dalla malignità delle altre concubine e della moglie.
Nel 1931, anno dell’invasione giapponese della Manciuria, nasce la madre, Bao Qin, in seguito chiamata De Hong: Hong 鸿, che significa “cigno selvatico”, De 德, che significa “virtù”. Sono anni difficili: nel 1937 il Giappone invade la Cina, e i cinesi sono sempre più discriminati, maltrattati, umiliati. Intanto, la guerra civile si intensifica, e De Hong, da sempre una piccola ribelle e stanca di sopportare le condizioni di fame e di povertà causate dal malgoverno del partito nazionalista, si unisce alla causa dei comunisti. Nel 1949 sposerà Wang Yu, padre di Jung Chang e, come lei, fedele sostenitore dei comunisti.
Nell’ottobre dello stesso anno, Mao Zedong proclama la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, e il paese conosce, finalmente, una grande ripresa di quelle condizioni precarie in cui versava. Una ripresa, però, che durerà poco.
Qualche anno dopo, nel 1952, nasce l’ autrice del romanzo, Chang Er Hong (长二鸿, “secondo cigno selvatico”) in seguito rinominata Jung (戎 , antico carattere dal significato di “arti marziali”, le viene dato durante la Rivoluzione Culturale, per avere nel nome “qualcosa di militaresco”).
La politica di Mao Zedong
Il periodo del governo di Mao viene descritto in maniera accurata e ricca: nonna, madre e figlia con i suoi fratelli, amici, conoscenti, rimarranno perseguitati da ingiustizie, denunce, arresti, atroci torture.
Il culto della personalità di Mao, il suo disprezzo per tutto ciò che egli definiva “borghese”, lo portano a escludere dalla società ogni elemento che riteneva inappropriato, anti-rivoluzionario, nazionalista, con la Campagna dei Cento Fiori (百花运动, Bǎihuā yùndòng, 1956-57) in cui invitò intellettuali, studenti, e chiunque avesse da dire, a esprimere le proprie critiche, i propri risentimenti: cosa che poi sfociò, paradossalmente, nella Campagna Anti-Destra (反右运动, Fǎn Yòu Yùndòng, 1957-59) contro dissidenti e simpatizzanti del nazionalismo; e, infine, la violenta Rivoluzione Culturale (文革 wéngé, 1966-76).
Questi ultimi sono anni atroci, in cui si veniva condannati per esser nati in una famiglia sbagliata, per fatto ironia in modo sbagliato, per aver pronunciato anche solo una frase chissà quando nel passato, contro i principi del partito; per aver avuto amici, parenti, anche lontani, vicini al nemico politico che era il partito nazionalista.
Lotta contro i nemici di classe
La violenza dilagava nelle scuole, nelle piazze, ovunque; non c’era più educazione al di fuori dello studio delle opere di Mao, non c’era più svago che non fosse danzare sulle canzoni a lui dedicate.
Chi era al potere ne abusava, non sapendo più contro chi e contro cosa fare denunce, lo faceva contro coloro verso cui portava rancore. A nulla serviva il coraggio nel dire “no” a quelle ingiustizie, se non a diventare nemici di classe.
Giovani esiliati nelle campagne, perché a nulla serviva studiare, a nulla serviva avere un pensiero, bastava quello del grande Mao. Andare lì era importante per imparare dal popolo, con il popolo.
La stessa autrice, prima di diventare ciò per cui la conosciamo oggi, è costretta a fare la contadina, il medico – senza aver studiato -, l’elettricista. Solo nel 1973, in seguito alla riabilitazione di Deng Xiaoping e la riapertura delle università, Jung Chang riesce a perseguire la via che da sempre aveva sognato, quella accademica.
Il 9 settembre 1976, gli altoparlanti annunciano la morte di Mao. Ma Jung non è triste: è piena di speranza e di fiducia in quel futuro luminoso che ha sempre agognato.
Desiderio di libertà
Quelli di cui vi ho parlato, sono solo alcuni degli eventi che l’autrice descrive. Letti dalle sue parole, questi riescono a far trapelare l’odio, la paura, il ribrezzo provati da una popolazione ridotta allo stremo, ma forzatamente taciuti. È la storia di un popolo che tutto ciò che bramava era la libertà: dalle invasioni straniere, dalle lotte per il potere, dalla corruzione e, infine, da colui che con tanto entusiasmo avevano seguito, ma che si è rivelato essere la fonte della più totale prigionia.
Lo stile
Dallo stile più vicino al saggio che al romanzo, con una scrittura di getto, che scorre veloce perché tante sono le cose che vuole dire, Cigni selvatici ci mostra i tormentati cambiamenti della Cina continentale, attraverso gli occhi di chi si trovava lì. È quindi impossibile non immedesimarsi nei personaggi, è impossibile non restare stupiti, di fronte a quelle atrocità, a quei comportamenti che di umano non hanno nulla.
La sua mole, e soprattutto la quantità di eventi e personaggi che ci vengono presentati, lo rendono molto intenso, fitto, impegnativo: non si tratta di un libro da leggere tutto d’un fiato, ma con dedizione, calma e attenzione, in modo da non perdersi nulla di quanto Jung Chang vuole trasmetterci.
All’interno dell’edizione TEA sono presenti, inoltre, delle reali fotografie dell’autrice, della sua famiglia, e di alcuni personaggi di spicco che compaiono nella storia.
“Il romanzo che ha rivelato il talento dell’autrice”
Non per niente è considerato il romanzo che ha svelato il talento dell’autrice, oggi famosa anche per titoli come Mao: La storia sconosciuta (2005), scritto insieme al marito, lo storico Jon Halliday, L’Imperatrice Cixi (2013), Le tre signore di Shanghai (2019).
Sono davvero felice di aver letto questo romanzo, e sono felice di consigliarvelo. Non solo vi permette di conoscere un secolo di storia, ma di sentirlo, di vederlo.
Dettagli libro:
Titolo: Cigni selvatici: tre figlie della Cina
Autrice: Jung Chang
Editore: TEA libri (Catalogo Longanesi)
Pp.: 696
Prezzo: 9,50 in rigida
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→ Sito web dell’autrice Jung Chang