In Recensione

Chirù – Michela Murgia

Michela Murgia, Chirù
Einaudi Editore

Il valore che gli altri sono disposti a darti dipende da quanto ti proteggi. Se non difendi quello che sei, gli altri credono che valga poco. Io quando posso mi metto la catena.

Romanzo di formazione

Quando ho cominciato a leggere Chirù, mi aspettavo una sorta di romanzo di formazione, la formazione dello studente di violino Chirù, appunto, sotto la guida della sua mentore Eleonora.

Ed è così che si presentava alle prime pagine: la maestra, attrice di teatro trentottenne, decide di guidare Chirù, di vent’anni più giovane, a capire se stesso le proprie ambizioni; la società, la vita. Vedremo così maestra e allievo che insieme cercano di riconoscere la purezza di un tessuto, l’eleganza di una melodia, la stravaganza della mondanità, i riti che si nascondono in ogni relazione… Tutte queste scoperte e verità svelate daranno il via a un processo in cui la potenza, la superiorità della maestra creeranno nell’allievo una vera e propria dipendenza.

Nel corso della formazione dell’aspirante violinista, però, accade ciò che tra allievo e maestra non dovrebbe mai accadere: innamorarsi. Che sarebbe andata così diventa chiaro fin da circa metà del libro e, anzi, chiaro lo è anche leggendone la sinossi. Ma quello che – a mio parere – resta un po’ nell’ombra quando, date le premesse, avrebbe dovuto esser più di tutti messo in luce, è proprio il personaggio di Chirù.

Eleonora, “l’infelice con classe”

Il romanzo, infatti, si presenta come una sorta di monologo, una sorta di raccolta delle esperienze di vita di Eleonora, dai suoi spostamenti in giro per Italia e Europa, alle sue conoscenze e relazioni – amorose e non -, al suo rapporto con i genitori, con suo fratello, ecc.

La narrazione non risulta dunque unitaria, a causa dei numerosi salti spazio-temporali che – a parer mio – potrebbero un po’ confondere. Veniamo così a conoscenza della vera natura della maestra di Chirù che, a dispetto della sua apparenza di donna dura e inattaccabile e di quella saccenza simbolo di sicurezza e autorità, nasconde dentro di sé un’anima sensibile, fragile.

Eleonora è, infatti, una donna che vive in solitudine, che finora non è riuscita a creare legami solidi con le persone che la circondano perché troppe volte è stata delusa, fraintesa, abbandonata. La perspicacia inaspettata di Chirù coglie la sua maestra alla sprovvista, riuscendo a spogliarla di quella maschera da dura che lei stessa decide di indossare ogni giorno.

Un confine labile

Il labile confine fra maestro e allievo, mentore e pupillo, viene così a dissolversi sempre di più: le debolezze di Eleonora vengono messe a nudo dalle acute osservazioni del suo “figlioccio”. La sua vera natura viene svelata, per quanto lei continui ancora a fuggirne.


“Sei ricca, si vede dai vestiti che indossi, costosi anche per uno che non ne capisce niente come me, però ti credi brutta lo stesso, non metti mai una gonna corta, una scollatura… Non ti interessa attirare l’attenzione sul tuo corpo. Sei sola, e non perché non hai la fede. Si vede da come cammini, non hai un pensiero eccitante che ti faccia muovere il culo nel modo in cui lo muovono le ragazze che vanno a un appuntamento che conta. Ti annoia la gente. Non guardi le vetrine, non osservi chi ti passa accanto, non ti diverte quasi nulla. Quando sorridi tutto questo scompare, ma poi torna appena smetti. […] Sei infelice con classe, diciamo.”

Sicuramente la scrittura della Murgia non delude: ci sono frasi, anzi, pagine intere che si rileggerebbero piacevolmente migliaia di volte. Però la struttura del romanzo è, come ho già detto, un po’ frammentaria, quasi come se una volta passato il punto di partenza ci si incanalasse in strade diverse, in direzioni diverse.

Probabilmente ero io ad aspettarmi un romanzo diverso, probabilmente non conosco bene l’autrice, dato che è il primo suo libro che leggo.

Aspetto vostri pareri!